Da Sherlock Holmes al Dr. House

Venerdì 16 Settembre 2016 – Ristorante Scuderie

 

Da Sherlock Holmes al Dr. House
analogie fra il ragionamento medico ed i modelli investigativi

Da Sherlock Holmes al Dr. House

da sinistra Claudio Rapezzi e Domenico Scarpellini

Oggi le diagnostiche mediche sono sempre più raffinate. Che compito riveste l’uomo in tale ambito? Sono ancora importanti le doti “investigative” del medico oppure bastano una serie di esami clinici per dare risposta alle esigenze di salute delle persone? “Le analogie fra il ragionamento medico ed i modelli investigativi del romanzo giallo sono in verità molto profonde e radicate e anche la loro evoluzione va di pari passo. Basti, al riguardo, vedere come anche la recente fiction della serie televisiva dr. House abbia attinto dal romanzo giallo di Sir Arthur Conan Doyle che ha come protagonista l’insuperabile investigatore Sherlock Holmes. “Le analogie fra metodo clinico e scienza dell’investigazione, fra grandi clinici e grandi detective nonché i richiami incrociati fra medico e detective, fra crimine e malattia – ha spiegato il prof. Claudio Rapezzi, Direttore Responsabile del Reparto Cardiologia dell’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna intervenuto alla conviviale del Rotary Club Cesena presieduto da Domenico Scarpellini e tenutasi la scorsa settimana presso il ristorate “Le scuderie” – sono abbondantemente presenti nella letteratura, nel cinema e nella televisione. Sia il medico sia il detective hanno, come finalità principale del loro agire, l’identificazione del colpevole di una situazione abnorme e pericolosa, la diagnosi della malattia da un lato e l’identificazione del criminale dall’altro. Per arrivare a ciò entrambi debbono, inoltre, reperire, archiviare e gestire una notevole quantità di informazioni sia tecnico-scientifiche, sia di cultura generale”. Gli aspetti comuni alle due discipline sono numerosissimi. “Se il medico è colui che indagando i segni del male cerca di scoprirne la causa e di ripristinare l’originario stato di benessere – ha detto il prof. Claudio Rapezzi – l’investigatore individua, isola e distrugge il criminale, cioè quella sorta di vero e proprio agente patogeno dell’ordinata convivenza civile in grado di minare l’ordine costituito e la certezza nei poteri di controllo dello stato. Se c’è una singola particolarità che caratterizza il clinico maturo è la sua capacità, una volta formulato un orientamento diagnostico, di percepire le eventuali discrepanze fra i singoli rilievi clinici e strumentali, valorizzando non solo ciò che c’è ma anche ciò che manca e quindi di ripartire correggendo l’errore. Per lui – ha concluso il prof. Rapezzi – la clinica non è, all’interno dell’iter diagnostico, semplicemente ciò che attiene all’anamnesi e all’esame obiettivo, bensì la capacità di stabilire collegamenti trasversali fra i singoli esami e i vari rilievi semeiologici per ricercare congruenze e incongruenze”.

di Maurizio Cappellini