1958-1998
Il Rotary Club di Cesena è nato il 7 Dicembre 1957.
La prima riunione con la consegna della Carta da parte del Governatore Felice RotaryClub di Cesena Gioelli di Ferrara avvenne al Nuovo Hotel Casali con la partecipazione di numerosi rotariani del Distretto 186° di cui entravamo a far parte.
Il nostro era il Club 9650° dalla fondazione del Rotary International.
Club padrino era stato Forlì con l’avv. Monti.
Erano 27 i soci fondatori ripartiti nelle classifiche più rappresentative della vita della città.
Primo Presidente fu Giacomo Comandini, figlio illustre di una famiglia illustre che con Ubaldo Comandini e con l’altro ramo della famiglia rappresentato da Federico hanno lasciato eredità di tradizioni politiche e culturali.
La Biblioteca del Risorgimento, annessa alla Malatestiana, è un lascito imperituro per la nostra storia moderna.
Primo Segretario fu Giorgio Fuechsel, Direttore di banca. La presenza delle banche locali, con la Cassa di Risparmio in prima linea, costituirà sempre l’ossatura economica della vita del Club, che consentirà ai soci una visione ampia dei problemi dello sviluppo e degli interventi necessari nei vari settori della vita pubblica, ma dal punto di vista professionale in origine sono stati tre i settori nei quali gli uomini dei Rotary esercitarono una decisa influenza di esempio morale.
E’ stato riconosciuto a Cesena un primato nella tradizione forense, una sorta di “scuola” che ha fatto testo in passato, da Ubaldo Comandini a Gino Giommi, a Cino Macrelli, di cui Giacomo Comandini, come ha scritto l’avvocato Cesare Passerini, nella presentazione, è stato un momento di sintesi tra lo studio giuridico rigoroso e la pratica giudiziaria dei tribunali.
Queste note di Passerini dovranno essere poi sviluppate in una più ampia ricerca storica, in relazione ai problemi giuridici del tempo e alla complessa personalità del Comandini.
Una seconda linea di sviluppo è rappresentata da Gaspare Battistini, che possiamo definire il tipico medico-rotariano e che dall’Ospedale “Maurizio Bufalini”, altro punto di riferimento importante nella vita della città, è stato un maestro di deontologia medico-professionale.
Il nuovo ospedale “Bufalini” nella zona del Monte fu un progetto della Cassa di Risparmio nel quale ebbero parte significativa nel contesto politico cesenate uomini del Club.
La storia del Nostro Club non va disgiunta dal plurisecolare apporto delle “Opere pie” che hanno caratterizzato in un contesto unitario i problemi dell’assistenza e della salute.
In questo senso, i medici cesenati che hanno fatto parte del Club, primari e liberi professionisti, e anche i medici delle importanti cliniche locali, si sono considerati interpreti di una storia dalle radici lontane.
I rapporti con i centri di ricerca internazionali sono sempre stati molto stretti e anche l’apporto originale nei vari settori significativo.
Si tratta di una presenza da qualificare e intensificare il sogno di Gaspare Battistini, di una medicina rigorosamente e sperimentalmente applicata, va ripreso in un contesto più ampio e complesso di alta specializzazione, ma senza perdere di vista l’unità dinamica della persona.
Il terzo settore è stata la cultura. Cesena, per la presenza della Biblioteca Malatestiana, vanto di una tradizione curata gelosamente, e per la testimonianza ideale di Renato Serra, ha sempre coltivato gli studi umanistici, di una humanitas però mai chiusa ai problemi dell’impegno civile insieme a quelli della scienza e della tecnica, in modo da acquisire il titolo riconosciutole di “città studiosa” e anche di “città della cultura”, così come ci sono in Romagna le città del turismo, dell’arte e della tradizione antica.
Il Preside Paolo Colombo, che seguì dalle origini lo sviluppo, diventato poi abnorme, del liceo scientifico come liceo moderno, resta per noi nel ricordo il vero maestro degli anni d’oro del liceo classico, il maestro che ci ha istillato il sapere spirituale e umano che filtrava da Dante e Manzoni, punti di riferimento incrollabili per qualsiasi progetto umano che voglia avere una coscienza storica civile di più ampio respiro.
Queste tre figure fondamentali hanno segnato il destino del Club e ci hanno avviato a capire gli altri problemi che ci hanno impegnato nel corso dei decenni, nel passaggio dalla società della ricostruzione e del boom economico, agli anni di piombo e del terrorismo, alla crisi morale di tangentopoli, alla difficile, per non dire quasi impossibile, ricerca di una democrazia dell’alternanza.
Intanto, nel corso degli anni la composizione del Club si è fatta più articolata e flessibile, come era naturale, per cogliere dall’interno le nuove esigenze.
Il polo agrialimentare ad alta specializzazione, la ” città della frutta ” e degli esportatori, con una concentrazione di qualificazione unica, ha creato un indotto pervasivo di piccole e medie industrie nella meccanizzazione dei prodotti ortofrutticoli e dell’autotrasporto con una valenza internazionale, che in questo momento richiede un maggiore coordinamento per fronteggiare le dimensioni gigantesche delle nuove sfide europee.
Una nuova imprenditoria ad alto livello tecnologico si sta affermando con coraggiose ramificazioni in paesi lontani.
La vita della città però deve inserirsi nelle grandi vie di comunicazione interne ed internazionali, modificando il tessuto urbano in modo radicale per un nuovo sistema di equilibri territoriali.
Sono le nuove pesanti sfide da affrontare con avvedutezza e lungimiranza politica.
Non mancano nel nostro Club professionisti di alto livello nell’imprenditoria e nell’urbanistica, che unite debbono collaborare per salvare un volto umano e d’arte alla città e inserirla nelle strade maestre d’ uno sviluppo possibile e accettabile.
La presenza dei nuovi centri universitari, per l’insediamento dei quali l’apporto del Rotary a Cesena e in Romagna è stato decisivo, ci pone problemi di salti di qualità in un riordinamento di tutto il nostro sistema scolastico, mentre nuovi rivoluzionari mezzi ci sono messi a disposizione per i collegamenti diretti a tutti i livelli su scala planetaria.
Nel nostro Club è sempre stato vivo il concetto che il Rotary International è la vera “università aperta delle professioni”, una università sul campo, e il dibattito è aperto più che mai su come servire meglio questo processo di rapide innovazioni dall’interno, e su come fare da ponte, l’essere un ponte”, per le nuove generazioni e nello stesso tempo utilizzare le preziose energie di chi ha spianato la strada a queste nuove realtà e ora rischia di essere travolto come un relitto inutile.
E’ un impegnativo progetto questo, dei rotariani “costruttori di ponti” e in modo ancora più concreto e nuovo di “uomo di frontiera”, che si pongono al limite delle situazioni, sopra il baratro delle correnti impetuose dell’innovazione, come pionieri e coloni, per affrontare le sfide del futuro.
Ponte Giorgi, 27 Gennaio 1998
Pietro Castagnoli
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