OPLONTI POMPEI ERCOLANO
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Si fa presto a dire gita...
ma se la destinazione è Pompei e la guida - per un colpo di fortuna - Sara Santoro Bianchi, allora forse varrebbe la pena di essere raccontata.
Già di per sè la parola "gita" ha il potere di lievitare piccoli entusiasmi per reminiscenze scolastiche o parrocchiali che, se non altro, dispongono l'animo ad una quasi gioiosa allegria.
È successo fin dalla partenza anche al nostro gruppo - per la verità variegato - di soci e consorti di vecchia e nuova generazione, nonché di graditi ospiti.
Una cinquantina di "gitanti" disponibili, intonati a giusta allegria.
Alcuni già dentro la parte a cominciare dal saluto che, nuovo di zecca, promette dall'inizio molto di buono.
In fatto di rapporti umani, s'intende.
Al momento di salire sul pullman mancavano solo i classici panini imbottiti, dormienti nello zaino.
Ci verranno offerti a tempo debito negli appositi cestini - in corso di visita - per una simpatica colazione se non proprio "sull'erba", ugualmente emozionante "sui sassi" che, nella terra degli scavi, hanno pure la loro venerabile storia.
C'è da premettere che a Pompei la maggioranza di noi è già stata almeno una volta.
Però non con Sara.
Con la prof. Sarà è un'altra cosa.
Le cosiddette aspettative, rosee per definizione, saranno abbondantemente superate "sul campo", galeotto il rosso pompeiano: da Oplontis, con il richiamo di Villa Poppea, ad Ercolano passando per Pompei sotto l'occhio del Vesuvio.
Lei è stata una guida straordinaria, felice di trasmettere l'amore per il suo lavoro di archeologa, generosa sempre nel lasciarci apprendere con leggerezza.
Senza ombra di noia, divertendoci, abbiamo riscoperto insieme riferimenti storici e mitologici così lontani da parere da favola.
L'antica storia romana riesce sempre a stuzzicare il nostro orgoglio di latini, paghi di aver romanizzato la grecità.
Più o meno tutti insomma abbiamo rincorso nella memoria - magari col fiatone - imperatori e principesse, schiavi e liberti.
Rispolverando le donne della Casa Iulia è scappato fuori il buon Ovidio, che qualcuno si è ricordato si chiamasse Nasone.
A Pompei la nostra giornata più intensa e più ricca: tutti dietro a Sara senza sentire il peso di camminare sull'acciottolato di grossi massi, impegnativo nella sua asperità.
A questo punto non ho la pretesa di riassumere quanto abbiamo visto, ammirato e goduto tra le rovine di una civiltà, che con le sue testimonianze ha sconfitto il tempo.
Siamo entrati nella meraviglia delle antichissime Case, si chiamassero di Menandro, del Fauno o dei Misteri.
Abbiamo accarezzato magiche atmosfere che continuano a svelare il fascino di leggendarie Terme.
Ci siamo calati nell'incanto di giardini dove gli alberi secolari sembrano non conoscere malinconia.
E poi i colori - dal rosso vincente al verde grintoso, all'azzurro pieno di luce - ovunque bellissimi scappati dalle rovine a sottolineare particolari, a celebrare eventi, a dare forma a minuscole creature uscite da una candida immaginazione.
A rendere intorno meno disperante la smorfia della morte nei corpi che la lava ha mummificato.
Per dovere di cronaca bisogna aggiungere che nel napoletano, terra di aromi, di colori e di devozione, il bel tempo e l'ospitalità ci hanno sempre accompagnato.
Rimane un piacere riandare con la mente all'odore rassicurante delle sfogliatelle che profumano di zucchero, all'esplosione gialla dei cedri sulle bancarelle e nei giardini dove avviene lo sposalizio di fiori e di frutta.
Per completare la giornata, prima di cena una capatina alla spicciolata al Santuario della Madonna, un'immagine davanti alla quale anche chi non crede si concede un frettoloso segno di croce.
Comunque la si pensi, Pompei è stata un'occasione o magari solo un pretesto per un incontro da cui iniziare a conoscerci meglio: il modo più semplice per stupirci.
Che dire? Non mi resta che ripetere quanto ho avuto modo di esprimere a Sara, accomiatandomi a fine gita: "D'ora in poi nessuna guida sarà per noi convincente." Parafrasando una storica affermazione, rimane la promessa: l'autunno prossimo a Napoli! Se fosse anche a Gerusalemme andrebbe benissimo! Wilmen Di Renzo Vianello
Wilmen Di Renzo Vianello
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