Il prof. Lorenzo Braccesi al Rotary
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La Presidente Sara Santoro Bianchi ha invitato al Rotary di Cesena il prof. Lorenzo Braccesi a trattare di un argomento eccezionale: "Le rotte di Ulisse nell'Adriatico".
Il prof. Braccesi è un'autorità indiscussa per gli studi sulla Grecità dalla cattedra di Padova e questo problema della costruzione della geografia antica dall'VIII secolo a.C. lo ha appassionato in molti scritti che sono oggi un punto di riferimento.
La vastità della sua cultura ha affascinato e tenuto in sospeso l'attenzione degli amici rotariani che erano accorsi interessati anche perché la prof.ssa Sara Santoro è stata sua allieva e ne continua con impegno l'opera di ricerca.
Tutti siamo interessati a capire l'Odissea che descrive il viaggio di una vita che si ripete per ognuno in modo diverso, da Omero a Joyce.
Per il prof. Braccesi furono gli Eubei di Calcide e di Eretria i più antichi esploratori delle rotte mediterranee.
Bisogna risalire al periodo in cui Cuma e Naxos sono le prime fondazioni coloniali per procedere oltre fino a Gibilterra e Marsiglia, ma senza dimenticare le rotte dell'Adriatico, che sono molte con testimonianze che affondano nella mitologia delle origini e che hanno lasciato il segno fino alle foci del Po.
Una connessione che fa tra Ischia - PiteKoussa (la terra delle scimmie, per il continuo trasalimento dei terremoti) e il Monte Titano a San Marino è la conclusione di una lunga analisi critica.
Il Prof. Braccesi sta allestendo il museo archeologico di Rimini e ritiene che il Monte Titano sia in origine il Monte di Atlante che gli Iperborei ponevano in capo al mondo.
Il Marecchia è un porto che accoglieva i marinai dell'Eubea per i loro traffici con gli Etruschi insediati a Verucchio.
E un cimelio che sembra assomigliare al volto di una scimmia non è forse un segno per una seconda Pitekoussa? È soltanto una ipotesi?
Il prof. Braccesi lascia stupefatti per queste facoltà di intuito che sembrano divinatorie.
Per Natale pubblicherà un libro su Giulia, la discussa figlia di Cesare Augusto.
Sarà un piacere vedere come affonda lo sguardo su uno dei problemi più intricati della pax augustea.
Pietro Castagnoli
Lorenzo Braccesi Ulisse in Adriatico
Venerdì 21 settembre il Rotary Club ha ospitato una conferenza del prof. Lorenzo Braccesi sull'affascinante tema: Le rotte di Ulisse in Adriatico.
Ordinario di Storia greca all'Università di Padova, Lorenzo Braccesi è punto di riferimento internazionale per gli studi sulla grecità in Occidente, cioè sulla scoperta, da parte degli antichi greci, delle terre e dei popoli del mediterraneo occidentale.
Autore di numerosi libri, fra cui l'ultimo dedicato appunto alla geografia omerica, Braccesi, che è pesarese, si è dedicato in modo particolare allo studio dei territori costieri fra Marche e Romagna, attraverso l'indagine sulle fonti antiche e sui materiali archeologici.
Nel corso della serata rotariana, lo studioso ha brillantemente dimostrato come la localizzazione delle avventure di Ulisse (Circe, le Sirene, il Ciclope, l'isola di Calipso), che il poema omerico lasciava volutamente nel vago della fantasia, abbia seguito nei secoli il progredire della conoscenza e della espansione greca nel mediterraneo, lungo le rotte che portavano verso l'Atlantico alla ricerca di minerali preziosi, come l'argento e lo stagno.
Man mano che i marinai, soprattutto quelli dell'isola di Eubea fra IX e VIII secolo avanti Cristo, sfidando terribili pericoli sulle loro fragili navi esploravano nuove coste ed entravano in contatto con nuove genti, immaginavano di essere stati preceduti nell'impresa dall'eroe omerico.
In tal modo, le navigazioni di Ulisse nella fantasia antica riflettono la progressiva scoperta del mondo mediterraneo da parte greca e vanno di pari passo con il radicarsi di contatti fra mondo italico e mondo greco. L'esplorazione dell'Adriatico ne è un buon esempio: la localizzazione dell'isola di Calipso alle foci del Po corrisponde agli intensi contatti che i marinai euboici avevano con quest'area, dove arrivavano due importanti vie commerciali, quella dell'ambra proveniente dal Baltico e quella che, valicando le Alpi e raggiungendo il Danubio, permetteva di raggiungere il Mar Nero e che è detta via degli Argonauti. In questo quadro assume particolare suggestione lo sviluppo di Verucchio ed anche il ruolo di San Marino, il Monte Titano, che con il suo profilo inconfondibile, ben visibile dal mare, consentiva ai naviganti di riconoscere l'approdo del Marecchia.
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