Gilberto Tonti, medico umanista

Dobbiamo soffermarci un attimo sulle "domande ultime" che Gilberto Tonti ci ha posto nei suoi scritti, ma prima c'è una domanda che ci ripetiamo da quando Edoardo Turci con molta attenzione ha pubblicato nel 2008 il libro sulla vita e le opere di "Gilberto Tonti, medico e romanziere" (Soc.Editrice Il Ponte Vecchio,Cesena 2008): che bisogno ha un medico di valore, al termine della sua carriera, a 75 anni, nel 1996, di iscriversi all'università a un corso di filosofia?
Dal 1996 al 2004 si getta a scrivere in modo tagliente e in una successione ordinata.
È una narrazione che svela problemi personali e del nostro tempo.
Anticipa problemi e riflessioni che saranno poi al culmine della cultura contemporanea da Umberto Eco a Dan Brown e non solo.
I suoi sembrano racconti di viaggio, ma quei luoghi suscitano riflessioni che evocano fantasmi del passato che sopravvivono e scuotono, i Monti Sibillini e il destino, la Grecia di Ipazia e il tormento dell'incomprensione, il Kosovo e lo scontro razziale, il convento francescano e l'impossibilità di amare,la basilica dei Templari a Tomar in Portogallo e la legge della spada e insieme la Praga del Golem e la stessa spada che uccide un amore innocente, la stratificazione delle Sette Chiese a Bologna alla ricerca del culto della Grande Madre.
Non sono mai viaggi turistici, ma una ricerca quasi "medianica" di ciò che è al fondo di questi luoghi storici, domande e risposte inquietanti che si intrecciano con un altro viaggio più intimo di confessioni sulla propria vita in prima persona," Appunti di viaggio"," La critica della ragion perduta", "L'ultima volta a Cracovia".
Sono confessioni personalizzate su di un dibattito interiore, su quel che è accettabile delle tradizioni familiari che lo vincolano e lo appassionano e sui confini di una ricerca intellettuale che non riesce mai a trovare un approdo.
Solitamente i medici che vogliono approfondire i segreti della loro professione ricorrono allo studio delle origini e dello sviluppo della medicina, dal giuramento di Esculapio e di Ippocrate fino alle nuove scienze neuronali, ma il problema assillante che accompagna questo medico che si esilia in una condotta di montagna nella quale i pazienti si raggiungono a cavallo come in un western americano è di dare un senso alla sua professione.
Un paziente non è un caso, non è un numero di una statistica o la tappa di un protocollo prestabilito, ma è una biografia, una persona che appartiene a una casata, che si individua come un punto di riferimento di un ambiente che ha una sua lingua e una sua vicenda diversa.
È questo senso medianico che lo porta a riflettere sulla vicenda di un casolare che ha il suo pater familias che guida un intero sistema parentale, una realtà patriarcale al tramonto non soltanto nelle nostre colline, o a interrogarsi sulla perdita suicida del suo carissimo amico e collega Pierluigi Rossetti, incapace di comunicare il proprio amore nonostante la sua potenza fisica e aggressiva di campione di boxe, mentre a lui le donne si abbandonano con trasporto totale.
Il culmine è nell'incontro con Padre Pio: chi ha fede non deve portarsi con sé il demone della "malizia" intellettuale.
Gilberto Tonti si sente legato alla sua tradizione familiare, al padre e alla madre e alla loro fede cristiana, ma sente il bisogno di porsi da uomo libero le domande ultime su ciò che verrà dopo, un punto interrogativo che segna il senso della vita di ognuno di noi e la scienza non può dare risposte definitive, ma solo definire i limiti del nostro agire.
Padre Pio dietro il suo pellegrinaggio ha San Francesco e la Perfetta Letizia che è proprio nell'incomprensione da parte di chi ti deve accogliere e capire che arriva il "bastone noccheruto".
Il ricorso alla filosofia per Gilberto Tonti è proprio in questo ultimo filo di speranza: almeno bussare alla porta del convento anche sapendo che non ti potranno capire.
Gilberto ci lascia davanti a questa soglia di domande mentre sta bussando.
Un gesto umile e ultimo d'amore di una matricola di filosofia.
Ponte Giorgi,30 Maggio 2011

    Pietro Castagnoli
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