Gianfranco Angelucci e Federico Fellini
Venerdì 24 Novembre all'Hotel Casali il Presidente del Rotary Umberto Selleri ha ricevuto per un incontro su Federico Fellini Gianfranco Angelucci che era accompagnato dalla gentile Signora Jole.
Il dott. Angelucci è una personalità di primo piano nel mondo felliniano e non solo.
È noto agli amanti del cinema per la familiarità pluridecennale avuta fin dal'78 con Federico Fellini, dopo avere sostenuto una tesi di laurea su questo genio della regìa all'Università di Bologna, in quella facoltà di lettere dove ancora non era pensabile dedicarsi allo studio severo di questa nuova arte.
Fellini nel '78 aveva già ricevuto due dei cinque Oscar alla regia che lo consacrano regista più premiato al mondo.
Gianfranco Angelucci ha molti meriti nella cura della fedeltà alla memoria di Fellini, ma si è imposto anche in altri settori per i metodi di scrittura, per la regia, per la sceneggiatura.
Basti pensare a Miele di Donna, un viaggio onirico nei recessi femminili, o alla sospensione empatica del Diario a Medjugorie; soprattutto è una preziosa memoria vivente per i contatti diretti avuti con la personalità straordinaria del regista romagnolo nella sua odissea tra Rimini e Roma,andata e ritorno.
Tiene a precisare che la madre di Fellini ha le sue origini a Gambettola e il padre a Roma in una oscillazione di sogni e sentimenti che ne marcano la singolarità originale.
Si sono celebrati i cinquanta anni della Dolce Vita, uno scandalo o una provocazione che divise l'Italia in due con molte verità sul male di vivere della nuova condizione umana che si riverberava da Via Veneto quando anche gli attori americani ne avevano fatto un punto di approdo.
Woody Allen nel '79 ne fece un copione newyorkese, Manhattan, con la domanda se vale la pena di vivere.
La Dolce Vita resta il simbolo di un malessere che ci portiamo dentro e sul quale Fellini con il suo immaginario onirico ha cercato di lanciare un esorcismo magico, un fuoco d'artificio nella notte più oscura.
Gianfranco Angelucci trovandosi accanto a un Presidente medico si è soffermato in particolare sulla morte di Fellini il 31 ottobre del '93 al Policlinico Umberto I di Roma, dopo un ictus che lo aveva colpito un anno prima quando aveva subito in precedenza un aneurisma dell'aorta addominale curata in Svizzera.Con partecipazione commossa ricorda gli attimi oscuri del calvario che lo porta a morire in solitudine il pomeriggio del 18 ottobre per disfagia e un frammento di cibo, di una mozzarella, che gli ostruisce all'improvviso la trachea.
Il 30 ottobre avrebbe dovuto celebrare le nozze d'oro con la sua cara Giulietta Masina, allora già colpita dal tumore.
Al funerale del suo Federico il saluto fu un "Arrivederci a presto".
Lo seguì cinque mesi dopo.
Con rara empatia Gianfranco Angelucci mette in risalto la malinconia che accompagna il sorriso di Fellini nelle sue varie espressioni, il rigore per la puntualità nei suoi rapporti con chiunque, la gratitudine francescana per il dono della vita di cui accettava ogni difficoltà senza un lamento, la capacità di delimitare con ispirazione il suo disegno dei progetti, memoria di uno stato di felicità perduta e da ritrovare come in un sogno bambino, una bimbo che va al circo della vita.
È il segreto del genio.