Giancarlo Mazzuca al Rotary di Cesena
Venerdì 17 all'Hotel Casali Giancarlo Mazzuca ha presentato il libro scritto insieme ad Arrigo Petacco su "La Resistenza tricolore.
La storia ignorata dei partigiani con le stellette".
Il presidente del Rotary Club Umberto Selleri ne ha presentato il curriculum di tutto rispetto di questo "romagnolo di Forlì", per la carriera giornalistica che lo ha visto protagonista in testate nazionali e tra noi alla direzione de Il Resto del Carlino, per i suoi studi su Indro Montanelli e la Fiat, oltre che per i Signori di Internet con prefazione di Bill Gates per la via italiana alla New Economy, una rivoluzione in atto non solo mediatica, eletto alla Camera dei Deputati nel 2008 nel PDL con la presentazione di numerosi progetti di legge in corso di approvazione, di recente eletto Presidente dell'Accademia dei Filopatridi che da Bartolomeo Borghesi, al Carducci e al Pascoli si è resa benemerita della tradizione storica della Romagna e della quale potrà rinnovare i fasti non solo dal punto di vista storico-culturale, ma come centro di irradiamento etico-sociale come avvenne nel Sette-Ottocento.
La sua presentazione di una pagina di storia volutamente ignorata dalla storiografia ufficiale influenzata da una ideologia che si è infranta soltanto dopo la caduta del Muro di Berlino è quella di uno storico che non si considera tale dal punto di vista accademico, ma vede la storia come inchiesta sui fatti, un' intervista al vivo a testimoni che furono messi in silenzio.
Due esempi, tra i tanti che ha citato: Guareschi e Natta.
Alessandro Natta che fu poi segretario del partito comunista scrisse nel 1954 la storia tragica dell'internamento dei militari italiani che dopo l'8 settembre non si erano schierati con i tedeschi.
Soltanto nel 1997 poté pubblicare "L'altra Resistenza" perché il partito non lo riteneva utile ai suoi fini politici.
Giovanni Guareschi ebbe la stessa sorte, ma con la militanza in Candido prima e poi con la narrazione in Diario clandestino mette a fuoco la via crucis e la desolazione sofferta come internato militare.
Cito dalle pagine 141-142 le parole di Guareschi, umane e ironiche, che rivelano al vivo una tragedia storica di lacrime e sangue: "Io, insomma, come milioni e milioni di personaggi come me, migliori di me, mi trovai invischiato in questa guerra in qualità di italiano alleato dei tedeschi, all'inizio, e in qualità di italiano prigioniero dei tedeschi alla fine.
Gli anglo-americani nel 1943 mi bombardarono la casa, e nel 1945 mi vennero a liberare dalla prigionia e mi regalarono del latte condensato e della minestra in scatola.
Per quello che mi riguarda, la storia è tutta qui".
Difficile scrivere la storia solo con il "privato".
L'Italia si trovò in una guerra che la superava da ogni parte per interessi e ideologie,e potenze, ma i soldati che vollero rimanere fedeli al giuramento che avevano fatto indossando la divisa compirono atti di eroismo che sono verificabili con le cifre: 500.000 i partigiani con le stellette fedeli al Re di cui 390.000 combattenti accanto agli Americani, di cui 80.000 in marina e 30.000 in aviazione, e 600.000 internati nei campi di concentramento, trattati come e peggio degli ebrei, perché considerati traditori e non prigionieri di guerra.
Sono cifre impressionanti e taciute anche per ragioni diplomatiche nel periodo di una ricostruzione europea, ma la storia sia pure lentamente riemerge dalla cronaca diaristica e viene ricomposta in un quadro più generale, non spezzettato.
L'8 settembre del '43 non fu la fine della patria, ma la continuazione, pur nella sconfitta, di alcuni valori, la bandiera e la divisa, che secondo il Presidente Azeglio Ciampi, a partire dal sacrificio di Cefalonia, segnarono la rinascita dell'Italia.
Per questo il 25 Aprile dovrebbe segnare l'unione di tutti gli Italiani intorno a questi valori che ci accomunano.
Le domande di chiarificazione da parte dei rotariani si sono susseguite a lungo con risposte di grande equilibrio nell'intento di capire meglio una pagina di storia troppo a lungo negata.
Pietro Castagnoli
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