IL PONTE CLEMENTE
Al Rotary nella riunione del 29 gennaio all'Hotel Casali si sono succeduti il Cav. Davide Trevisani e l'arch. Tommaso Cantori per illustrare il restauro del Ponte Clemente.
Il Cav. Davide Trevisani ha inserito questa iniziativa nella tradizione degli impegni per le opere d'arte che la Fondazione della Cassa di Risparmio svolge da decenni.
Egli stesso col Gruppo Trevi è stato insignito dal Presidente della Repubblica Napolitano del Premio Leonardo per la valorizzazione dell' eccellenza nei cinque continenti.
Si è complimentato con l'arch.
Cantori per i lavori di recupero e ristrutturazione edilizia svolti per i progetti della Fondazione dallo storico Monte di Pietà di Savignano sul Rubicone alla più recente Chiesa dei Santi Gioacchino e Anna di Piazza del Popolo, un gioiello donato dal Conte Pio Teodorani Fabbri alla banca.
Progetto importante è anche quello del quadrato cittadino intorno alla Biblioteca malatestiana che dovrà riaprire il cuore del centro storico.
Anche il restauro della Chiesa di San Zenone si inserisce in questo contesto, mentre viene portato a termine il lavoro del Ponte Vecchio, a completamento di un quadro generale di quello che i nostri vecchi chiamavano la città del Monte, Fonte e Ponte per indicare la Basilica del Monte, la Fontana Masini e il Ponte Clemente.
Tommaso Cantori, è accompagnato dalla figlia Monica.
Rotariano di vecchia data è un maestro d'arte nel suo campo.
Il suo lavoro di architetto si radica nella storia minima di cui cerca di cogliere ogni traccia a supporto di un restauro di ordine filologico.
Condivide l'impresa con Carla Tisselli per la direzione dei lavori e con il giovane Gianluca Battistini per le ricerche storiche, ma lo stile dell'approccio è suo, con rigore, distacco critico, attenzione alle sfumature. Precisa che il fiume di Cesena non è il Savio, ma il rigagnolo che fende la città, il Cesuola,(in latino caedere è tagliare), la nostra "Giula", ora interrata e un tempo causa di rovinose inondazioni.
Bisogna abolire il termine Ponte Vecchio che si contrapponeva al Ponte Novo, il Ponte del Risorgimento del 1921,cui si è aggiunto anche il Ponte dell'Europa unita. La denominazione esatta è Ponte Clemente.
Il Papa Clemente XII,un Corsini (1652-1740) offrì 5000 scudi per l'inizio dei lavori.
Altra precisazione: c'erano stati almeno due ponti in precedenza sul corso del Savio che col tempo ha spostato il suo alveo più lontano dalle mura intorno al Ponte San Martino di Porta Fiume.
Dal 1550 un periodo di piovosità particolare aveva in precedenza distrutto due ponti romani. Il problema era di costruire una platea a sorreggere i piloni delle arcate che venivano erosi dal basso,arcate che non possono essere che tre o cinque per consentire un margine più largo al centro per l'impeto delle correnti.
Da notare che sul ponte si succedeva il passaggio di eserciti: per un decennio di fine Settecento si calcolano 140.000 uomini, con cavalleria e vettovaglie, un incubo per le popolazioni.
Con gli architetti Vanvitelli e Fuga e il contributo del Borboni si ha il progetto definitivo.
Ferdinando Fuga aveva proposto il suo modello già realizzato sul Milicia ad Altavilla e nel 1773 insieme a Domenico Cipriani, un tecnico del Comune, iniziano i lavori.
La ricerca e il trasporto dei materiali di marmo bianco d'Istria è un vero romanzo.
Sono venti viaggi in tartana da Cesenatico fino a Rovigno da parte di Mastro Bernara.
Sono 200 metri cubi di marmo per 540.000 kg., un trasporto che si è dovuto ripetere sotto la direzione di Carla Tisselli che ha ritrovato i luoghi e le vene originarie per il restauro attuale, ma ora con 9 TIR per il trasporto. I cavatori di Rovigno spaccano il marmo come il legno e hanno preparato i pezzi al millimetro con un Abaco di 650 disegni.
Nell'estate del '44 invano le incursioni aeree avevano tentato di distruggerlo e soltanto i tedeschi in fuga, il 20 ottobre del '44, ne avevano minato l'arcata centrale, ricostruita dopo il passaggio del fronte, ma con la perdita dei marmi.
Cantori si sofferma sui particolari del restauro con una ricostruzione millimetrica.
Le diapositive illustrano ogni aspetto del restauro.
Si è pensato anche ad un prodotto antigraffito per evitare che qualche vandalo sporcasse il biancore dei marmi.
La storia di questo enorme lavoro sarà raccolta in un libro.
C'è da auspicarsi che sia posta anche in Internet per l'enorme interesse di un manufatto storico che attende di essere rafforzato anche dalla parte del monte, progetto che si spera di attuare entro il 2015.
Il saluto in diapositiva finale di un Cantori col berretto alzato in alto è accompagnato da scroscianti applausi di riconoscenza.
Bene ha fatto il Presidente Norberto Annunziata a voler far presentare questo modello eccezionale di professionalità.
Pietro Castagnoli
www.webalice.it/castagnoli.pietro
Al Rotary Club Cesena Tommaso Cantori illustra il restauro delle parti lapidee del Ponte Vecchio
La storia raccontata da un uomo di spirito e cultura qual'è l'architetto Tommaso Cantori è una gioia per la mete e lo spirito.
L'architetto Cantori, accompagnato dal suo staff, è intervenuto infatti all'ultima conviviale del Rotary Club Cesena, presieduto da Norberto Annunziata, e tenutasi la scorsa settimana presso il Ristorante Hotel Casali per illustrare il restauro eseguito alle parti lapidee del Ponte Clemente di Cesena altrimenti noto come Ponte Vecchio.
Cantori non si è limitato a descrivere i lavori di restauro ma, come anche il suo lavoro richiede, ha illustrato la storia del Ponte Vecchio dalla costruzione ai giorni nostri.
Alla serata ha preso parte anche il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena, Davide Trevisani, che ha finanziato interamente i lavori di restauro per un importo complessivo di oltre 400mila euro.
“Il ponte, come lo conosciamo oggi – ha detto Cantori – fu terminato all'incirca nel 1770 dopo oltre 50 anni di lavori.
Per poterne effettuare il restauro – ha proseguito – sono state necessarie delle minuziose ricerche storiche che ci hanno permesso di scoprire che nella storia della sua realizzazione sono intervenuti ben due Papi ovvero Papa Benedetto XIII, che diede l'autorizzazione per la realizzazione dell'opera, e Papa Clemente XII che, alla morte del suo predecessore, fece si che il Ponte fosse realmente realizzato.
Ed ancora ritroviamo, nella storia del nostro Ponte, il famoso architetto Luigi Vanvitelli che, chiamato come consulente dal Papa, lasciò temporaneamente i lavori dell'imponente Reggia di Caserta per seguire quelli del Ponte di Cesena”.
Una storia affascinante che Tommaso Cantori ha saputo illustrare, con semplicità e simpatia, agli intervenuti alla serata.
“Cosa difficile in quest'opera di restauro – ha spiegato Cantori – è stato il reperire la pietra d'Istria con la quale erano fatte le parti lapidee originali del Ponte Vecchio di Cesena.
Ma dopo varie e lunghe ricerche la mia collega Carla Tisselli, che ha diretto i lavori, è riuscita ad individuarne una grande cava in quel di Rovigno.
Oltre 540mila chili di pietra d'Istria sono stati così necessari per il restauro”.
Nella storia del nostro Ponte grande ruolo ebbe anche il porto di Cesenatico, allora importante punto di imbarco per il trasporto dello zolfo proveniente dalle cave del nostro entroterra ed utilizzato nella composizione della polvere da sparo, dove lo scarpellino Bernara partì con le Tartane del tempo per andare in Istria ad acquistare la pietra per la realizzazione del Ponte Clemente di Cesena”.
Maurizio Cappellini