ALFREDO VALENTINI

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Alfrdo Valentini

Un amico così: Alfredo Valentini

Sorella morte si era fatta viva, avvisandolo della sua presenza, la sera stessa che era appena ritornato a casa dalla festa che i dipendenti della Cassa di Risparmio gli avevano organizzato, per festeggiare il raggiungimento del tempo del riposo, dopo 47 anni di lavoro.
Era un segno che la sua missione sulla terra era finita.
Ha cominciato a lottare per sopravvivere un altro po’, sperando di poter assaporare il gusto dei nipoti nel mestiere del nonno.
Era nato in una vecchia, sana, famiglia contadina e la sua esperienza giovanile di seminarista francescano lo aveva formato, temperato, addolcito, con tutti e a tutti tendeva la mano nel bisogno, sempre nella riservatezza francescana che attenuava l’espressione del sentimento in un cuore grande e fragile.
Come succede a tutti i buoni, la mancanza di gentilezza e di rispetto faceva scattare in lui sfuriate incredibili, che subito si però affievolivano e poi sparivano in poco tempo.
Livia, i figli Marco e Stefano, i fratelli e le sorelle che come lui diceva, mi sono stati padri e madri, erano in cima ad una solida piramide che indicava la sua scala dei valori che ha sempre tenuto presente nella vita quotidiana di operatore economico.
Diceva che l’unica vera regola economica era quella che aveva come base la solidità della vecchio principio contadino:
“Se si hanno, si possono spendere, se non si hanno, non si spendono , se non si hanno ma sono indispensabili, si cercano e , ringraziando, si rendono.”.
Poi veniva il Rotary, il “suo Club”, per il quale era sempre disponibile, per il quale aveva anche cercato di districarsi nei meandri dell’informatica, lui che diceva di essere nato quando per far di conto si usava il pallottoliere.
Ma la sua mente era più che una memoria da computer ed era considerato da colleghi e da tutti gli amici, il centro informatico della Banca.
Conosceva tutti, come persone, come famiglia e come storia economica e morale, la sua valutazione del rischio era collegata alla moralità dei padri oltre che a quella dei figli, alle radici, ai mestieri faticosi, alla “ Maestria di far bene le cose” che hanno gli artigiani romagnoli.
Una delle ultime sere, prima che la situazione precipitasse, andai a trovarlo a casa e:
- A so arivé in t’e cavdel - mi disse
- (Sono arrivato in cima al mio campo)
- A la nostra età s’a’s guardam indrì a sam tot in t’e cavdel - gli risposi- Tin dur e beda alè che a t’aspitem.
- (Alla nostra età, se ci guardiamo indietro, siamo tutti in cima al campo, fatti forza, concéntrati, che ti aspettiamo)
- A t’aringrezi - rispose con quel sorriso triste fingendo di crederci - avdirem.
- ( Ti ringrazio…. vedremo)

Poi paziente e apparentemente fiducioso, è partito per l’ospedale e di lì a qualche giorno, sentendola presente accanto al suo letto, si è lasciato scivolare fra le braccia di sorella morte, con la mano nella mano della sua Livia e i suoi figli intorno.

Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
( San Francesco d’Assisi- il cantico delle creature)

Allo stadio il Lunedì sera, contro il Torino, partita a cui non avrebbe rinunciato per tutto l’oro del mondo, sedicimila persone tutti in piedi per un minuto di silenzio ad onorare la scomparsa di Alfredo tifoso, storico amico delle squadre.
Si sentiva solo nel silenzio, sommessamente bisbigliare il suo nome per spiegare la ragione del lutto a chi chiedeva il perché di quell’onore.
Poi un applauso d’addio.
Condoglianze alla famiglia dai soci del Rotary di Cesena e al nostro Club da tutti i club del Distretto 2070.
    Pierluigi Pagliarani


Per Alfredo Valentini
L'amico Alfredo ci ha lasciato.La malattia lo aveva colpito il giorno in cui si staccava dal suo lavoro di una vita.
Era un "francescano" prestato alla Banca.
Avrebbe potuto vivere in serenità con Livia ora che i figli Marco e Stefano avevano formato le loro famiglie, una festa familiare che Alfredo aveva voluto condividere con i tanti amici.
Nel Rotary International è stata una presenza seria, attiva,riservata,segretario sempre e consigliere, accanto a Livia che partecipava lieta alle attività di servizio del gruppo consorti.
La religiosità di Alfredo si condensava in un motto "Pax et Bonum",due mete quasi impossibili oggi, viatico augurale d'altri tempi,ora una preghiera, ma la Pax in latino era con la X del Cristo, una ricerca interiore di un rispetto per sé e per gli altri, ricerca in sintonia delle difficoltà proprie e di ognuno nei cammini a volte impervi e tortuosi.
Vivrà con noi nel ricordo grato degli amici.
    Pietro Castagnoli
www.webalice.it/castagnoli.pietro

Caro Presidente, carissimo Norberto,
ieri ho appreso la triste notizia della scomparsa
dell'amatissimo Alfredo.
Sapevo della malattia che lo minava da tempo, ma dallo
spirito, forte e reattivo, che mi pareva di rilevare in lui
nelle occasioni di incontro, l'ultima delle quali appena tre
mesi fa, avevo tratto la fiduciosa speranza che l'evoluzione
del male avesse subito un rallentamento.
Alfredo è stato un Rotariano da ricordare e da portare
ad esempio per quanto ha fatto, con mirabile dedizione e
genuino spirito di servizio, anche in circostanze per lui
molto difficili.
Io ne ricorderò sempre l'affabilità e la disponibilità
che lo animavano nei miei confronti, e la spontanea simpatia
che emanava.
Con animo commosso, caro Norberto, mi associo al dolore
tuo, di tutti i tuoi soci, ed a quello della Signora e della
Famiglia, cui non mancherò di trasmettere i sensi della mia
sincera partecipazione.
Un affettuoso abbraccio.
Gianni Bassi