UN VIOLINO PER MOZART
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A volte si tocca con mano che è un privilegio far parte del Rotary International. Piero Raffaelli, è un virtuoso del violino, con alle spalle un curriculum di tutto rispetto per i concerti internazionali ed è una fortuna averlo dal 1978 titolare della cattedra di violino al glorioso Conservatorio "Maderna" di Cesena.
È socio del Rotary Club di Cesena e abbina gli ideali rotariani al messaggio di pace e fratellanza che è del linguaggio della musica.
Il Presidente del Club, Fabrizio Rasi, venerdì 17 febbraio all'Hotel Casali, lo ha invitato a un incontro musicale di impegno di alto livello culturale:" Dalla forma al suono: il violino e al sua storia". Lo accompagnava la gentile signora. Era presente anche il giudice Raffaeli, che più volte abbiamo ammirato per le sue esecuzioni. Sappiamo tutti che il violino è gloria italiana. Ed è la voce della musica. Basti nel mondo il nome di Paganini, ma c'è anche una scuola italiana, la cremonese di liuteria che il prof. Raffaelli, un vero Maestro, ha illustrato, prima di eseguire alcuni brani. Il violino è uno strumento personale per eccellenza, dalla sua forma si ricavano l'intensità, la potenza, la qualità del suono. Uno Stradivari vale miliardi. È importante capirne la complessa genesi.
Gli strumenti a corda si perdono nella notte dei tempi, ma il nostro violino è nato a Cremona, quando artigiani eccezionali ne hanno perfezionato la tecnica di costruzione in funzione del suono.
Sono Andrea Amati e i figli nel Cinquecento e Antonio Stradivari a cavallo dei Sei-Settecento. Alcuni attribuiscono la paternità della nascita del violino al bresciano Gaspare Bertolotti nel Cinquecento.
La tecnica di costruzione del violino è assai complessa. Sono 76 pezzi da assemblare. È un elenco di tentativi e prove. Catena, ponticello, anima, un cilindretto di abete che viene incastrato tra il fondo e la tavola, intarsiatura del riccio, qualità dei legni usati, acero e abete, la lunghezza del manico, le corde, l'archetto, hanno una lunga storia. Raffaelli ne ha illustrato le sfumature con la perizia di chi deve usare lo strumento per le esecuzioni.
La scelta delle musiche ne ha comprovato la maestria, da Bach a Locatelli, a Sivori, a Paganini, a Mercadante.
Ha concluso per il centenario di Mozart con una trascrizione dal flauto per l'aria del Don Giovanni: "Là ci darem la mano, là mi dirai di sì". E come messaggio di un amico rotariano di Linz, "Non più andrai farfallone amoroso, notte e giorno d'intorno girando" dalle Nozze di Figaro.
Un incanto della nostra cultura, da difendere.
Pietro Castagnoli
www.webalice.it/castagnoli.pietro
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