CONSEGNA RICONOSCIMENTI
PAUL HARRIS FELLOW
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GALASSI LUIGI Imprenditore
TURCI RENATO Poeta e scrittore
Quest’anno il Premio Paul Harris del Rotary Club di Cesena è andato a due personalità della cultura e dell’imprenditoria: Renato Turci e Luigi Galassi.La commissione per l’assegnazione era presieduta dal dott. Africo Morellini.
Il Presidente del Club, arch.Gustavo Domenico Girotti, ha consegnato i premi venerdì, 27 maggio all’Hotel Casali in una elegante conviviale, presenti anche molti dei premiati dal 1995 ad oggi.
Luigi Galassi è un eccezionale esponente dell’imprenditoria.
È nato a Cesena nel 1941 ed è accompagnato dalla signora Anna Faedi.
Lavora a Milano per la Bolton Manitoba che produce e commercializza detergenti e prodotti per l’igiene della casa e il trattamento del bucato a livello internazionale con un fatturato di oltre 300 milioni di euro.
Luigi Galassi garantisce una particolare attenzione alla qualità, ambiente, salute e sicurezza.
È anche amministratore delegato e chief executive officer della Manetti & Roberts.
Dal 1964 nel gruppo Bolton ha percorso tutta la carriera esecutiva fino a diventare vice presidente.
Ha esposto con passione i criteri che sono a capo della sua attività innovativa, fondati sul coinvolgimento e l’entusiasmo per il lavoro, che gli sono valsi la nomina a cavaliere del lavoro nel 2004.
Renato Turci è senz’altro una figura di spicco che va oltre la cultura cesenate.
È nato a Longwy nel 1925 da genitori cesenati emigrati.
È accompagnato dalla signora Anna Petrini.
È figlio di due culture.
Si presenta dicendo che “non è nessuno”, espressione omerica.
In realtà in lui ci sono due anime, due lingue che gli consentono di vedere il mondo in due modi. Venuto in Italia nel 1941 a 16 anni è coupable, colpevole innocente.
Le Coupable, bilingue, è una raccolta di poesie del 1981: “Nello spazio strettissimo che divide le due immagini, forse speculari, di me stesso vedo tutte le contraddizioni farsi scambi attivi e gli opposti fare continui mutamenti di posizioni.
Ecco il colpevole e alcune sue colpe”.
Il problema è la verità del linguaggio. Etre ou pas, Essere o no.
“Le parole soffrono
a essere solo strumenti.
Soffrono ancora di più
a non essere per niente.
Ciò che non può dire
gli indurisce il volto”.
E poi la moralità, la mauvaise conscience:
“La cattiva coscienza
proviene dalla colpa
nascosta dietro gesti
che dicono bene.
Il baro
con la mano dietro la schiena
mischia il reale all’irreale”.
Turci ha cercato “qualcosa di più”nella parola, come nella vita, che non bari, da Lilia e altre poesie del 1952, per la figlia appena nata, a Qualcosa di più del 1973, Le Coupable del 1981, Il doppio segno del 1983, a Prima ed ora, a I Ritorni del 1993.
C’è anche un romanzo a flash, di scorci di vita sordida e stralunata di un quartiere, Cantone Malo, (quanto delle Fornaci in cui ha abitato?), con personaggi che emergono dal buio dell’esistere come amebe contorte.
Sono solo nei loro nomi che sono soprannomi, con la disperazione dell’eterno non vivere nella chiacchiera di sguardi del vicinato che si rincorrono come echi.
Due sono i maestri. Jean Paulhan è il leggendario patron de La Nouvelle Revue Française, del quale ha tradotto “Braque, le patron”, il maestro, singolare tributo di analisi a questo pittore in parallelo con Picasso, e gli “Scritti sugli Hain-Teny”, i proverbi malgaschi del Madagascar, la scoperta di una cultura diversa.
Il Turci è anche un pittore singolare dalla mano pulita in prospettive geometriche essenziali.
Paulhan, impegnato nella Resistenza durante la guerra ai tedeschi, aveva voluto poi superare ogni diaframma pubblicando nel 1947 addirittura l’esecrato Celine e salvando, come non è avvenuto altrove, il “diritto alla parola” nelle lettere francesi.
La Prefazione, nel 1954, alla Histoire d’O di Pauline Reage, che si rivelò dopo quarant’anni di anonimato essere Dominique Aury, morta nel 1998, scrutava gli insondabili abissi della sottomissione femminile.
L’altro suo maestro è Renato Serra.
Gli è servito per l’ italiano.
Nel 1952, quando entrò come bibliotecario alla Malatestiana, lo spirito di Serra vi alitava ancora.
C’erano la sua inquietudine, i suoi amori, una vita di intellettuale stroncata nel fiore.
Il suo capolavoro è per “Fides”, il tentativo di riesumare l’amore più disperato di Serra, in una immedesimazione personale.
Ha tradotto in francese l’Esame di coscienza di un letterato, ancora inedito.
E c’è il suo lavoro di certosino di Bibliotecario, Vicedirettore della Malatestiana, la partecipazione attiva alla Società di Studi Romagnoli, soprattutto la rete fittissima di rapporti culturali con il Lettore di provincia, pubblicato a Ravenna dal 1970 con l’editore Longo.
Pietro Castagnoli
www.webalice.it/castagnoli.pietro
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