MEDIO-ORIENTE, IRAQ:
UNA GUERRA SENZA FINE
Marco Guidi, caporedattore del Messaggero, è stato invitato al Rotary Club di Cesena su un tema caldo: "Iraq, una guerra senza fine". L'invito veniva dal Presidente del Club, Gustavo Domenico Girotti. Marco Guidi ha una vasta esperienza acquisita in Medio Oriente come inviato speciale e per il retroterra culturale di un giornalista che è stato sia pure per una breve parentesi docente di storia.
Nelle sue esperienze di inviato speciale in Afganistan ha avuto anche la possibilità di incontrare Bin Laden prima che diventasse lo "sceriffo del terrore", quando era al servizio dell'America contro le infiltrazioni russe.
"Prima cacceremo i russi, poi gli americani", le sue dichiarazioni. Già da allora Bin Laden profetava che una volta esaurito questo compito si sarebbe schierato contro gli americani e ciò che rappresentano come "occidentalizzazione" del mondo. Le radici del terrorismo quindi vengono da lontano, molto prima delle Twin Towers e vanno riportate al movimento di ritorno all'islamismo originario dei califfi, in particolare al waabismo che ha il suo focolare nell'Arabia saudita.
Il movimento waabita è il primo tentativo di riscossa da parte degli arabi che hanno constatato come, dopo un periodo di grandi conquiste fino a chiudere a tenaglia l'Europa, fosse iniziata la ritirata soverchiati dalle potenze occidentali. Fin dal XIV secolo uno storico arabo Ibn Khaldun si era reso conto che il mondo per loro "era diventato l'inferno dei fedeli e il paradiso degli infedeli" e cercava le ragioni della crisi di identità che aveva colpito i popoli di Dar al-Islam.
Il movimento waabita dal Settecento cerca di rimettere in circolo le radici della Jihad, o guerra santa, nel senso politico più estremista, come ritorno alla sharia per tutti, pena di morte per adulterio e ateismo, taglio della mano per furti, dominio della teocrazia senza separazione tra chiesa e stato, come è avvenuto in occidente per la religione cristiana dopo le rivoluzioni liberali e l'avvento dello stato laico, un processo che nei paesi islamici non è ancora iniziato.
Per Marco Guidi come osservatore di questi eventi siamo già in piena quarta guerra mondiale, considerando la terza il periodo della guerra fredda, prima della caduta del mondo sovietico.
In Afganistan i talebani ogni giorno riconquistano un territorio ed è stato un errore strategico aprire il fronte in Iraq, da cui ora non ce ne possiamo andare perché lasceremmo le chiavi del Medio Oriente a Sciiti, Kurdi, Sunniti e terroristi islamici che avrebbero senz'altro la meglio.
La conclusione è che il terrorismo è l'arma dei poveri. E lo si può vincere solo convincendo, in una battaglia di grande respiro culturale.
L'Europa è un gigante economico, un nano politico e un microbo militare. Ma siamo tutti al fronte. C'è da chiedersi se ritroveremo al fondo le nostre radici per essere all'altezza di un compito storico. Il dibattito tra noi è in corso, ma non può durare troppo a lungo. Mentre si discute tra noi europei, gli altri fanno legna, ma in questa discussione ne va del nostro futuro.
Pietro Castagnoli
Per la cronaca. Grazie.