LA TORRE PENDENTE

La nostra infanzia, fatta di niente, era piena di tante emozioni costruite od apprese da filastrocche che ci siamo trascinati negli angoli della mente fino a questa finta prolungata giovinezza (quella sotto il lifting, il finto ottimismo, il giovanilismo americano artificiale). Una diceva così :”Evviva la torre di Pisa che pende che pende e mai non va giù”.
Jamiolkowsky
Sono passati tanti anni, che la torre sentiva, cedendo un po’ tutti i giorni, fino a diventare un pericolo vero per la sua esistenza e la sicurezza degli altri che la guardavano a naso in su o che volevano provare l’emozione di salirvi e provare il pizzicore della vertigine dal lato a picco sul prato dei miracoli.
Tutti ne parlavano, tutti facevano supposizioni sugli anni rimasti o sui provvedimenti da prendere. Si sa, questo per i politici è tutto zucchero, per discorsi, interviste televisive, convegni, riunioni e proposte. Tutti hanno un amico o una teoria che sposano e propongono, distruggendo deliberatamente quelle idee degli altri accusate di essere di sinistra o di destra a seconda della provenienza.
Ed intanto la torre pendeva sempre più. Immaginate che una bambina del Bangladesh in visita a Pisa ha scritto al Comune proponendo di ridurre la pendenza o fermarla facendo fare da omini pakistani dei fori scavati sotto la base della torre rialzata in modo da indebolire il terreno di più che dall’altra parte per facilitarne il raddrizzamento. Aveva accompagnato la lettera con un disegno da scuola elementare molto colorato.
Non è uno scherzo, è successo veramente, come ci ha raccontato e mostrato col computer l’ing. polacco Tamiolkowski nella relazione tenuta nell’interclub Lyon-Rotary sull’argomento, venerdì 11 giugno.
Fino che un grande politico, attualmente ingobbitosi con l’età,  ma che ha portato fortuna alla torre, ha voluto una legge speciale che tenesse lontano dalle pastoie della politica  la soluzione che un gruppo di tecnici avrebbe scelto. Questa legge ha stanziato i fondi per l’intervento, non sottoposti a nessun controllo o vincolo oltre quello dei tecnici stessi facenti parte della commissione.
E così si è potuto scegliere i fornitori in fretta ed in fretta portare a termine il lavoro. Il sen. Andreotti si è preso la responsabilità di promuovere quella legge, avendo il coraggio di assumersi le eventuali colpe e critiche inevitabili successivamente anche se le cose fossero andate bene.
Nel gruppo di aziende c’era la nostra cesenate Trevi come attore principale in quanto i lavori erano soprattutto lavori di scavi e palificazioni.

Jamiolkowsky

I Trevisani tramite le loro società fecero parte del gruppo originario e Davide fu anche uno dei pochi che decisero di continuare i lavori anche quando non c’erano i soldi frenati dalle  pastoie della burocrazia dei rinnovi tardavano ad arrivare per le trance successive.
Con complicatissimi rinforzi e scavi dalla parte penduta e con fori di alleggerimento nel terreno dalla parte opposta, con complicatissime operazioni di alta ingegneria delle fondazioni difficili da descrivere e più vicini alla microchirurgia che all’ingegneria delle fondazioni, hanno stabilizzato ed anzi leggermente ridotta l’inclinazione di questo pericoloso e bellissimo monumento.
Era la teoria della Pakistanina applicata dai professoroni? Quasi, o meglio era un caso di coincidenza di una idea che anche una bambina evidentemente molto intelligente aveva proposto. Non si può dire apertamente perché altrimenti i professori cosa ci stanno a fare, ma quando questi sono intelligenti sanno anche scherzare e sono loro che hanno parlato di questa bimba prodigio.
L’opera è stata la dimostrazione palese che anche noi masochisti italiani del 2000 sappiamo fare cose egregie che il mondo ci invidia, basta che ci mettiamo di buzzo buono. Un politico coraggioso che ha fatto il suo mestiere, dei tecnici validi che tralasciando le polemiche e gelosie si sono impegnati trovare la soluzione, degli imprenditori moderni innamoratisi della torre al di la della logica del guadagno, impegnati per portare a termine un’opera di cui si parla e si parlerà per molto tempo e la “Cesena che vale” coinvolta in trincea con la sua imprenditoria. Diciamole forte queste cose e continuiamo a stimarci di noi cesenati.
C’è chi non lo fa per gelosia , chi per non volere apparire adulatore, chi per non essere poi accusato di chi sa quale delitto, ma il valore delle cose positive conosciute ed apprezzate non deve essere nascosto dalla quotidiana, melensa critica tuttologa che si lamenta di tutto, iniziando a criticare il sapore del cappuccino al mattino quando si alza e continuando fino all’ultimo bicchiere di acqua minerale prima di andare a dormire.
Ma soprattutto lo diciamo a tutti soci e non, gente comune o elite culturale cittadina,  partecipiamo per conoscere, per godere, e magari anche per criticare, ma partecipiamo.
E’ stata una serata coi fiocchi ed il bello è che abbiamo capito tutto, tutti.

    Pierluigi Pagliarani