"ETICA ED ECONOMIA"


Relazione tenuta il 7 maggio dal Prof. Stefano Zamagni.
Stefano Zamagni A prima vista sembrerebbe un tema astratto, adatto a dispute teoriche tra studiosi e specialisti.
E’ invece un argomento estremamente concreto e di grande attualità; nonostante l’intrinseca difficoltà il Prof. Zamagna lo ha illustrato anche ai non addetti ai lavori con grande lucidità e disarmante semplicità come possono solo persone di grande cultura profondi esperti della materia; diventa allora un piacere ascoltare.
Non è possibile riassumere l’interessante relazione: ci mancano spazio e tempo e soprattutto le necessaria competenze e capacità; qui accenneremo soltanto ad alcuni punti, sia pure in modo incompleto e approssimativo; come non mai questa volta ha sbagliato chi è rimasto a casa ed è stato un vero peccato che alcuni soci interessati fossero impegnati per l’apertura del Macfrut.

Etica ed Economia: perché dopo un lungo silenzio solo da qualche anno si discute tanto intorno a questo binomio, e soprattutto in paesi pragmatici come gli U.S.A? Per rispondere a questa domanda il Prof Zamagna ha premesso un necessario escursus storico.
Il rapporto tra etica ed economia è nato con il mercato agli inizi del ‘400, nel Rinascimento, in Toscana in particolare, frutto di una particolare concezione dell’uomo nella società umanistica.
Non l’hanno inventato né i mercanti, né i politici , ma è nato nei monasteri.
I primi a parlare di mercato sono stati tra gli altri Bernardino da Siena (divenuto poi santo), Bernardino da Feltre, entrambi francescani, Antonino da Firenze domenicano: i loro scritti e le loro omelie sono considerati veri trattati di economia; essi consideravano il mercato come il modo per rendere umani i rapporti: dove non c’è mercato c’è lotta con la soppressione del più debole.
Per primi hanno parlato di profitto: giusto e necessario, ma dentro princìpi e regole definite: è l’economia di mercato in una visione umanistica e cristiana dell’uomo e della società.
Il sistema è andato bene fino alla fine del ‘700; poi la rivoluzione industriale (particolarmente in Inghilterra) e soprattutto la rivoluzione e l’illuminismo francese hanno fatto accantonare questa tradizione di pensiero.
Il periodo successivo viene definito come quello della “grande separazione”: etica ed economia hanno seguito percorsi reciprocamente indipendenti senza interferire l’una nel campo dell’altra.
In questo periodo i singoli Stati hanno sempre avuto un forte potere di indirizzo e di controllo sull’economia, ciascuno con differenti norme etiche e di comportamento valevoli entro i propri confini.
Le cose sono andate avanti così fino al 1975, anno “del Primo Vertice” dei paesi industrializzati, considerato come l’inizio della “Era della Globalizzazione”.
La globalizzazione ha tolto potere agli Stati nazionali, le relazioni economiche sono diventate sempre più transnazionali mentre i poteri degli Stati sono vincolati dentro i propri confini.
Le vecchie regole ora non bastano più, ma non ne esiste una nuova valida per tutti, né c’è un’Autorità universalmente riconosciuta.
O si ha la forza di agganciarsi a princìpi condivisi, o c’è il rischio del dissolvimento.
Il problema è serio, generale e della massima urgenza.
Sono le stesse Imprese che hanno deciso di “darsi una regolata”, ma i problemi sono molti e di difficile soluzione.
Ci vuole un’Autorità mondiale riconosciuta, che abbia regole precise, che sia in grado di farle rispettare, a cui rivolgersi in caso di controversie : ma quale ? E’ necessaria una nuova “Lex Mercatoria”; finora, in generale, si è fatto riferimento agli Stati Uniti d’America solo perché sono la potenza più forte, ma non è più così.
Chi deve stabilire le regole valide per tutti? Quali principi devono essere posti a fondamenta di queste regole? quale etica? Quella utilitaristica, dei diritti umani, quella della tradizione cristiana o di quella ebraica ecc. sono tutta una diversa dall’altra. Questo ritorno al passato con la riscoperta dello stretto legame tra etica ed economia e anche indice di un atteggiamento più responsabile.
C’è poi da considerare (ed è un concetto abbastanza nuovo) la “responsabilità sociale” dall’Impresa. Non è più sufficiente avere un buon bilancio tecnico (quello legale, contabile, che da noi viene depositato in tribunale); è sempre più frequente e necessario presentare anche il “Bilancio Sociale”. Per il bilancio sociale gli interlocutori dell’Impresa non sono più solo gli azionisti: ci sono anche i clienti, i fornitori, le maestranze, l’ambiente: Il profitto è non solo un diritto, ma un dovere dell’Impresa che, per restare nel mercato con un corretto orizzonte di lungo periodo, lo deve realizzare nel rispetto e con la tutela anche degli altri soggetti. Nasce un nuovo modo di fare Impresa, che diventa un valido motivo di speranza e di ottimismo per il futuro.
C’è infine anche un modo nuovo di considerare il bene comune che non e la sommatoria dei beni individuali (questo è il bene totale), ma si ottiene quando il bene proprio coincide con quello altrui, quando l’interesse e il profitto di ciascuno è ottenuto non in contrapposizione ma in coesistenza e in coincidenza con quello degli altri.
Ecco l’ottimistica e molto applaudita conclusione del Prof. Zamagna: Il mio benessere dipende anche dal tuo. Voglio fare il mio interesse, ma lo voglio fare insieme al tuo. Desidero stare bene, ma ci voglio stare insieme a te. Credo in questa prospettiva.
    Carlo Bottari

Curriculum Vitae

STEFANO ZAMAGNI (Rimini, 1943) è professore ordinario di Economia Politica all'Università di Bologna (Facoltà di Economia) e Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University, Bologna center.
Si è laureato nel 1966 in Economia e Commercio presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano), e dal 1969 al 1973 si è specializzato all'Università di Oxford (UK) presso il Linacre College.
Prima di Bologna, ha insegnato all'Università di Parma e tuttora insegna all'Università L. Bocconi (Milano) come professore a contratto di Storia dell'analisi economica.
Le sue Attività Accademico-Amministrative spaziano in una pluralità di direzioni, fra le quali si segnalano la Vice-presidenza della Società Italiana degli Economisti (1989-92); la Presidenza della Facoltà di Economia dell'Università di Bologna (1993-96); la Direzione del Corso di Master Universitario in Economia della Cooperazione dell'Università di Bologna (1996-2003). Dal 1997 al 2000 è stato Presidente del Corso di Diploma Universitario, oggi Corso di laurea, in Economia delle Imprese Cooperative e delle Organizzazioni Non Profit, istituito presso la Sede di Forlì della Facoltà di Economia dell'Università di Bologna e dal 1997 - sempre in Forlì - è Presidente del Comitato Scientifico di AICCON (Associazione Italiana per la Cultura Cooperativa e delle Organizzazioni Non Profit). E' presidente del Comitato Scientifico della Suola Superiore di Politiche per la Salute, Università di Bologna.
Molteplici sono le ONORIFICENZE, I RICONOSCIMENTI E LE APPARTENENZE AD ACCADEMIE. Si ricordano, fra le altre: nel 1989 è risultato vincitore del Premio St. Vincent per l'economia e nel 1995 del Premio Capri per la saggistica; nel 1996 gli è stato conferito il Sigismondo d'oro della Città di Rimini e nel 1998 la Medaglia d'oro del Centro Internazionale Pio Manzù (Verrucchio); dal 1991 è consultore del Pontificio Consiglio di "Iustitia et Pax", Città del Vaticano e nel 1994-1995 è stato membro del Comitato di avviamento della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Socio dell'Accademia delle Scienze di Bologna e dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere di Milano. Dal 1999 è membro della New York Academy of Sciences, New York.
Riguardo alle ATTIVITÀ SCIENTIFICO-ORGANIZZATIVE: è membro del Comitato scientifico di numerose riviste economiche nazionali e internazionali (quali ad esempio, Economia Politica, Italian Economie Papers, Economica and Philosophy, Mind and Society); ha partecipato, in qualità di membro o di coordinatore, ai comitati organizzatori di convegni scientifici nazionali ed internazionali (quali ad esempio, Value and Capital-Fifty Years Later). Dal 1994 è membro del Comitato scientifico delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani.
E' autore inoltre di numerose PUBBLICAZIONI - libri, volumi editati, saggi - di carattere scientifico, così come di CONTRIBUTI AL DIBATTITO CULTURALE E POLITICO.
Fra le prime, si segnalano i manuali in uso in moltissime università: Istituzioni di Economia Politica. Un testo europeo, Bologna, II Mulino, 2002 (in collaborazione con T. Cozzi); Microeconomia, Bologna, II Mulino, 1997 (in collaborazione con F. Delbono); Profilo di storia del pensiero economico, Roma, Nuova Italia Scientifica 1989 (in collaborazione con E. Screpanti); Microeconomic Theory, Oxford, Blackwell 1987.
Fra i secondi, e solo per rimanere agli anni più recenti: Umanizzare l'economia: elementi contro la rassegnazione e l'utopia, in F. Facchini (a cura di), "Scienza e Conoscenza", Bologna, Compositori, 2000; Il messaggio della 'Centesimus Annus' nell'epoca della globalizzazione, in "La Società", 4, 2001 ; Il problema economico nella società post-fordista e le sfide per il movimento cattolico italiano, in A. Santini (a cura di), "Quale futuro per i cattolici", SEI, Torino, 1997; Multiculturalismo e identità (in coll. Con C. Vigna), Milano, Vita e Pensiero, 2002; Complessità relazionale e comportamento economico (in coll. Con P. Sacco), Bologna, Il Mulino, 2002; Il non profit italiano al bivio, Milano, Egea, 2002.