"I 25 Anni di Papa Giovanni Paolo II"
Un Papa che ha saputo conquistare i giovani perché, forse per primo, ha avuto il coraggio di chiamarli. Un Papa che ha conquistato il cuore di tanti durante questi venticinque anni di Pontificato, in barba a chi considerava che un Papato troppo lungo potesse trasformarsi in una sorta di "dittatura".
Venerdì 21 novembre Luigi Accattoli, del Corriere della Sera, è stato il relatore alla conviviale del Rotary Club di Cesena. Originario di Recanati, sposato e padre di cinque figli, ha partecipato a ben 85 viaggi all'estero dei 102 compiuti da papa Giovanni Paolo II dal 1978 ad oggi e da ventidue anni è vaticanista al Corriere della Sera. Un "massimo esperto del settore" che ha presentato la figura di papa Giovanni Paolo II in modo sintetico, ma senz'altro inedito.
Al Papa ha giovato questo lungo pontificato? "Sicuramente sì - afferma lo stesso Accattoli. Se fosse stato più breve probabilmente non sarebbe stato compreso e in Italia si sarebbe detto che il Papa polacco non aveva capito il mondo occidentale".
Giovanni Paolo II torna a essere uomo prima che Papa, e da uomo continua a coltivare tutte le sue passioni: un Papa che scrive poesie e le pubblica, scia, si fa fotografare in ospedale durante le sue degenze (i suoi predecessori neppure andavano in ospedale), porta l'orologio d'acciaio, sbadiglia, benedice con la sinistra quando è impossibilitato a usare il braccio destro, non usa le pantofole né la sedia gestatoria. Durante i suoi otto viaggi in Polonia non manca di fare visita a Cracovia, sua città natale. Si permette espressioni del tipo "A mio parere" quando tutti i suoi predecessori non avevano mai avuto pareri propri.
E durante questi venticinque anni il Papa ha mai provato un sentimento "da uomo" come la paura? "No - chiarisce Accattoli - già subito dopo la sua elezione ha invitato i cardinali del Concistoro a brindare al suo papato. Non ha mai avuto paura ma, come dice lui stesso, si è sempre fatto guidare dalla Provvidenza"
Un Pontificato, quello di papa Woityla, ricco di gesti e messaggi importanti ma mediocre come governo, nel senso che preferisce far "governare", dal punto di vista delle riforme, alla Curia. Non ha cambiato niente di quanto fatto dai suoi predecessori, dal momento che dice: "Non mi sento abbastanza preparato".
Ma, più di tutte, una riforma l'ha fatta. Ha modificato l'immagine papale: al suo successore, successore di Pietro, e al mondo restituisce una figura di Papa più libera.
Sabrina Lucchi
(in Corriere Cesenate 28 Novembre 2003)
Un papa come tutti gli altri uomini. Uno di noi, uno di tutti i giorni. Uno di quelli che si mette l'orologio di metallo, che si ricovera in ospedale come i comuni mortali, che si fa intervistare, che ha ridotto al minimo indispensabile, quelle rimaste sono solo per ragioni di sicurezza, le distanze fra il pontefice e la gente, il popolo di Dio. Questa l'interpretazione fornita sui 25 anni di "regno di papa Woityla" dal vaticanista del Corriere della sera, Luigi Accattoli, presente alla nostra conviviale venerdì 21 novembre scorso. "Un papa - ha aggiunto Accattoli - che si è disinteressato del governo della chiesa, ma che ha saputo convocare, alle giornate mondiali, milioni di giovani. E ciò è accaduto prima quando era giovane e forte, ma accade lo stesso anche adesso che è vecchio e malandato, forse perché ha sempre avuto il coraggio di fare certi inviti.
Parla schietto Accattoli. Non fa giri di parole e affronta la realtà per quella che è. Dall'alto della sua lunga esperienza come vaticanista accanto a Giovanni Paolo II, lui che ha fatto 85 viaggi all'estero su 102 sa come sono andate esattamente le cose. Sa perfettamente che questo papa non vuole lasciare, abdicare o abbandonare, ma non perché sia legato al potere, ma perché quale nuovo papa riuscirebbe a governare con Giovanni Paolo II ancora vivo? E poi non si può prescindere dal grande messaggio che lo stesso pontefice sta diffondendo in tutto il mondo nei riguardi della sofferenza. E di come si può vivere e affrontare la sofferenza. Un messaggio di una forza inaudita che porterà con sè conseguenze impensabili oggi. Come lo è stato finora tutto il pontificato, imperniato attorno alla grande opera di evangelizzazione che il papa polacco ha portato in tutti i continenti. Un papa che lascerà il segno nella storia. Un papa che subito dopo la sua elezione invitò i cardinali in conclave a fare un brindisi. Un papa che non ha avuto paura di chiedere perdono, ma che non si è mai nascosto davanti alle difficoltà e non ha mai temuto di dire anche "a mio parere", quando i suoi predecessori non avevano mai avuto pareri propri. Un papa che ha benedetto con la sinistra, che ha innovato tutto, ma non ha toccato nulla della sostanza della fede. Lui si è sentito investito dell'opera di portare il messaggio di Cristo nel mondo. Così ha fatto e così farà fino alla fine.
Francesco Zanotti