C'È SPERANZA PER GERUSALEMME?
Il relatore ci ha illustrato la situazione nell'area mettendo in evidenza le motivazioni di ogni parte cercando di reprimere il sentimento di un figlio della sua terra pur di essere obbiettivo.
Vive ad Haifa è cattolico ed è palestinese. Ha cercato di illustrarci il sentimento dominante che anima gli ebrei, la paura e quello dei palestinesi, il complesso di inferiorità, ci ha parlato della differenza esistente dal punto di vista economico e militare, della necessità di una pace, della fiducia che il popolo palestinese aveva nell'Europa. Ha detto aveva perché da quando l'Europa ha scelto una parte qualificando i palestinesi come terroristi, ha spezzato la fiducia dei figli di quella terra verso un possibile partner forse il solo che avrebbe potuto avere l'autorità nel tentativo di ricerca di una soluzione.
Tutti i paesi arabi vengono ogni giorno di più coinvolti dal ricatto del fondamentalismo e del terrorismo che hanno abbracciato la causa palestinese e che vorrebbero la scomparsa di Israele. Molti governi del Medio Oriente e del Golfo, pur non avendo ufficialmente riconosciuto lo stato di Israele, continuano a mantenere relazioni d'affari con uffici di rappresentanza commerciale, operano scambi, e oggi vorrebbero la possibilità di sistemare la questione, offrendo il riconoscimento dello Stato di Israele in cambio del ritiro di questi nei confini previsti dalla risoluzione dell'ONU.
La fine delle ostilità sembrerebbe a portata di mano e poi ritorna in alto mare, la road map presentata confezionata alle due parti dagli americani, come un teorema e la rispettiva soluzione non va più avanti per le continue intrusioni e le finte concessioni fatte all'altra da ognuna delle due parti.
I suicidi palestinesi che causano decine di morti e che l'autorità palestinese fatica a contenere, sono espressione di malessere di chi non si può difendere in altra maniera, fomentando a loro volta un odio difficile da controllare.
Come diceva Golda Meyr la pace sarà impossibile fino a quando continueremo ad insegnare l'odio ai nostri bambini.
Non esiste un punto fermo, non esistono concessioni senza la pretesa che la controparte ne faccia di più importanti e a propria volta farne delle finte.
Per staccare due contendenti che si accapigliano così ferocemente occorrerebbe un gigante che intervenendo dica basta ad entrambi seriamente e dia magari ad ognuno due ceffoni. Attualmente, sulla scena mondiale non esiste una tale figura, non lo possono essere gli Stati Uniti per l'appoggio palese agli Israeliani non lo può più essere l'Europa spaventata dal terrorismo Internazionale che non ha una posizione univoca ne una chiara indipendenza di giudizio.
La relazione è terminata con la speranza e la dichiarazione della assoluta necessità che Gerusalemme rimanga solo la città Santa delle tre religioni, senza assumere lo status di capitale di uno o più stati.
Anche questo oggi sembra un sogno più che una realtà possibile, per le implicazioni e perché da una parte e dall'altra si ha paura di perdere la faccia.
Noi Italiani colti che pensiamo di avere sempre una soluzione, se avessimo maggiori conoscenze ascoltando in silenzio chi vive quel dramma ci faremmo idee più certamente più esatte e scevre da etichette di destra o di sinistra.
Ora dovrebbe uscire fuori la grande politica quella della mediazione e dell'ascolto senza parteggiare per nessuno, tenendo in eguale considerazione le esigenze dei più deboli e quella di più forti. Facendo magari da barriera coi propri corpi tra i due contendenti.
Ma viviamo in un mondo di egocentrismo che dimentica di ascoltare, di studiare, di capire, di mediare, dai rapporti d'affari, a quelli famigliari, a quelli politici a quelli d'amicizia.
E mediare vuol dire rinunciare ad una parte di ragione o ad una fetta di privilegio in cambio di una visione empatica e della ricerca di una soluzione che sia la migliore o la meno peggio di quelle possibili, di una soluzione che lasci anche agli altri uno spazio di vita.
Il Presidente Don Piero, che ha organizzato questa serata, ha promesso di organizzarne un'altra con la voce degli Israeliani perché ci facciamo un quadro completo, per questo lo ringraziamo e lo incitiamo.
Come sempre la serata è finita tardi e le domande avrebbero voluto proseguire anche oltre al tempo previsto.
Don Piero memore dei consigli d'Achille sul termine delle serate, ad un certo punto ha suonato la campanella.
Pierluigi Pagliarani