SIGNORE
tu sai tutto di me,
VEDI DI DARMI UNA MANO
A cura di Benito Pinza
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Appartengo ad una di quelle famiglie cattoliche dove non si mangiava se alla domenica non si era andati a Messa...
Poi col tempo ho tralasciato, pur sentendo dentro una certa inquietudine. Dopo 10 anni, una notte di Natale, sono tornato in chiesa, su in città. Il prete, rosso in volto, per tutta l'omelia, a dir male di quelli che andavano in chiesa solo per Natale.
Come sono rincasato, ho scritto fino alle cinque del mattino, a quel prete, una lettera, che poi non gli ho spedito.
In essa dicevo il mio dispiacere, la mia delusione ... io cercavo parole di vita eterna. Alla ricerca di queste parole, un giorno in una piccola chiesa chiamata S. Anna, ho incontrato Don Giuliano. Era una conoscenza di gioventù, poi c'eravamo persi di vista.
Ci siamo fatti festa, gli ho chiesto: "Come stai?".
Mi ha risposto: "Ma! Come sto? Ho un cancro."
Non pensavo si potesse dire una cosa così tremenda con voce quasi naturale!
Dopo poco, ho cominciato a registrare le Sue omelie come in una corsa contro il tempo. Avevo trovato le parole che cercavo!
Ora, stampandole con affetto, le dedico a me stesso, perché ne ho bisogno, a mia moglie Rita Elia, ai miei figli, a tutti gli amici e alla cara sorella di Don Giuliano, Emma, considerandole come sono, un sofferto e generoso dono di Don Giuliano... e le sento anche un po' mie perché le ho salvate, le ho dentro al cuore e sono la mia speranza.
Le dedico ai ragazzi di sedici o diciotto anni, specialmente a quelli che escono di classe quando c'è l'ora di religione. Questo libro sarà per loro un prezioso testo da leggere fuori dalla porta. Può essere il più grande "affare" della vita.
Le dedico a chi ad un certo punto della vita, ha smesso di andare a Messa e si sente il cuore pesante. Potrà essere un filo prezioso che porterà molto, molto lontano. Le dedico a chi, giovane o anziano, è stanco, deluso e pensa che non valga la pena rivedere il sole domani. Spero che con questo libro possa trovare tanti amici e avere nuove speranze.
Un'ultima cosa ancora, importante: i testi liturgici sono stati riportati per fare comprendere meglio la fonte di ispirazione di Don Giuliano, ed anche perché sono molto belli. Sono testi che hanno da due a tremila anni di storia e forse per alcuni, anche di più.
Sono un grande patrimonio dell'umanità.
Sono stati letti coli trepidazione da milioni di persone, nelle sinagoghe, nel deserto, nelle chiese, nelle case.
Letti, amati e citati da Gesù, dagli apostoli e dai santi.
Ripetuti oggi, col sorgere del sole, di continuo in tutte le nazioni... Ecco, vorrei che sentiste di appartenere a questo fiume mentre li leggete... ed anche io con emozione spingo per salire ed essere sulla barca assieme a Voi.
Don Giuliano da ragazzo, decise di spendere la sua vita per Dio e per gli altri ed ha pagato spesso per questo.
Era un giovane prete che si affacciava alla vita operativa nell'immediato dopoguerra ed il clima era molto pesante in Emilia.
In quel periodo furono uccisi più di cento sacerdoti, prelevati di notte e lasciati morti sul sagrato della chiesa; la gente aveva paura, sussurrava, ingoiava e stava zitta.
Anche se qui da noi fatti del genere contro i preti non se ne sono quasi mai verificati, "L'AVVENIRE D'ITALIA", in quei tempi, parlava, ogni giorno, di questi efferati delitti, ed è facile immaginare quale fosse lo stato d'anima di un giovane prete.
Un giorno Don Giuliano come Cappellano di S. Bartolo, col chierichetto, fu mandato dal parroco, Don Santini, a dare di casa in casa la Benedizione Pasquale. Per sua disavventura capitò verso mezzogiorno in una abitazione in quel di S. Egidio, dove il prete era molto odiato e disprezzato; in quei giorni del resto non era cosa rara.
Si sentì rovesciare addosso le più spregevoli contumelie e sguaiate volgarità, in un turbine di bestemmie; ed il chierichetto che portava il cesto delle uova fu preso a calci e le uova andarono tutte rotte.
Nella vita di Don Giuliano, penso che il cesto delle uova sia andato diverse volte per terra e di dispiaceri e incomprensioni ne debba avere passate molte.
Faremmo un torto a Don Giuliano presentarlo nella saggezza delle sue parole senza tener conto del modesto contesto cristiano della Romagna, di delusioni ne ha provate molte.
Ed è molto significativo che Don Giuliano abbia avuto la forza di portare senza avvilirsi la sua testimonianza così alta fino all'ultimo giorno.
In, tanti gli volevano bene ed alla Sua Messa, a S. Anna, gli amici, di cui alcuni relativamente cattolici, accorrevano per ascoltarlo e pregare con Lui.
Le sue parole uscivano con la gente dalla Chiesa e rimanevano operanti nel cuore. Era molto bello vedere che, finita la Messa, ci si fermava sul sagrato a parlare amichevolmente a lungo e ad aspettare che uscisse il prete, per rimanere ancora un poco assieme ed augurarci reciprocamente una buona Domenica.
Un giorno Don Giuliano mi disse: "Vedo il filo della tua vita sdipanarsi verso l'orizzonte del cielo, in un'orbita che va all'infinito... Noti ti auguro cose meravigliose, straordinarie, ma, con molto calore, che tu sappia riempire di grandi valori le piccole cose banali di ogni giorno". Lo stesso augurio, oggi, lo faccio a voi!
Mi sono chiesto a volte il perché mi commuova una musica di Mozart. Che cosa posso io avere in comune con un uomo vissuto tanti anni fa, di altra razza, di altra età, di altra lingua?
Poi la spiegazione è venuta; la musica, l'armonia, sono un attributo di Dio, e un uomo le riceve come talento, e con talento poi le esprime. Io ascoltando quella musica ritrovo una... parentela, ma soprattutto ritrovo un po' di quello straordinario Babbo che abbiamo in comune, un piccolo paradiso che credevo perduto, anzi, che non sapevo neanche di avere.
Come per magia fra me, Mozart e il cielo, si stabilisce un ponte radio dove si parla uno stesso linguaggio che mi fa superare le differenze di tempo, di razza e di età.
La stessa cosa vale per la poesia, la pittura e tutte le arti. L'uomo attento riscopre così, echi lontani e affinità insospettate, fratelli sconosciuti ma soprattutto una piccola scintilla di un Babbo troppo grande.
Io ho una fede volonterosa ma fragile; io sono un uomo che ancora cerca pur avendo la sensazione di avere trovato; sono uno che ha buoni sospetti più che certezze.
Con questo stato d'animo ansioso e incerto, sentire dentro a volte echi lontani mi è di grande riferimento.
Questo mi è accaduto con Don Giuliano. Ho ascoltato nella vita tante persone, sagge e amabili, però solo in poche ho sentito parole che venivano da tanto lontano ma nello stesso tempo erano vicinissime al cuore, anzi dentro!
Attraverso questa lettura mi sento a voi vicino,
cercando il vostro affetto vi auguro abbondanza
di "frumento e mosto"