UN ACQUEDOTTO PER LA PROVINCIA WOLAYTA IN ETIOPIA

Le comunita' "Volontari per il mondo" (C.V.M.) unitamente al Vicariato apostolico di Soddo-Hosanna, hanno intrapreso interventi per alleviare i problemi connessi con l'approvvigionamento idrico in Etiopia.

La Provincia di Forlì-Cesena, il "Comitato per la lotta contro la fame nel mondo - Sezione di Forlì'- con la collaborazione di "Romagna Acque Società delle Fonti S.p.A." che opera attraverso la propria societa' di ingegneria "ALPINA ACQUE S.r.l." sono impegnate nel progetto.

I Rotary Club di Cesena, Forlì, Forlì Tre valli hanno contribuito in maniera determinante alla realizzazione del progetto.



L'Etiopia è compresa fra 3° - 15° latitudine nord (quindi appena sopra all'equatore) e 34° - 48° longitudine est e confina con ERITREA, DJIBOUTI, SOMALIA, KENYA, UGANDA e SUDAN.
La mancanza di sbocchi sul mare è la principale causa delle continue guerre con Somalia ed Eritrea.



In epoca storica il paese ha risentito di numerosi influssi semitici che nel tempo hanno determinato una incredibile stratificazione di razze ed etnie.
Gli Etiopi appartengono ad oltre 90 etnie, di cui però solo 7 superano il milione di membri. Oromo, Amhara e Tigrini (Abissini), costituiscono il 72% della popolazione.
Nella rappresentazione grafica sono riportati i pricipali gruppi etnici che di fatto si dividono a loro volta in sottogruppi.
Il gruppo etnico più importante di tutte le popolazioni che vivono in Etiopia è quello abissino; gli Abissini comprendono a loro volta tre diversi gruppi etnici, e occupano un'ampia area che si estende dall'Eritrea fino all'Etiopia centrale.
Nella società abissina e in generale presso tutti i gruppi etnici etiopici, la famiglia è il fulcro della vita. Il prestigio dell'etiope è direttamente proporzionale a quello della sua famiglia, che deve essere numerosa e con prevalenza di prole maschile.
L'altro grande gruppo etnico (Oromo) è rappresentato da diverse razze che non hanno subito un diretto influsso semitico, che formano sia piccoli gruppi sparsi, sia gruppi estesi e compatti di pastori e agricoltori, che da soli rappresentano un altro terzo dell'intera popolazione etiopica.
La gente vive per gran parte nei villaggi (si può dire che tutta l'Etiopia sia un Paese di villaggi), data la povertà degli sviluppi urbani.
Le principali religioni sono la cristiana-ortodossa (40%), la copta (40%) e l'islamica (queste indicazioni devono essere assunte con molta cautela dato che si trovano in proposito informazioni contrastanti).
Tanto per inquadrare le dimensioni fisico-politiche del paese si raffrontano con l'Italia:
Etiopia Italia
Superficie    Kmq 1.130.139 301.336
Abitanti 71.000.000 57.888.000
Densità (media) 64 Ab/Kmq 192 ab/Km²
Speranza di vita 45 anni 80 anni



IL PROBLEMA "ACQUA" PER USO UMANO:
Attualmente le fonti idriche non sono protette e una delle prime patologie e' data da malattie idrotrasmissibili.
Tra le malattie più diffuse il tifo, l'epatite A, B ed E, la tubercolosi, i vermi intestinali, la leshmaniosi (vedi NOTA ) che è trasmessa da insetti attivi soprattutto di notte.
L'AIDS è in vertiginoso aumento.

NOTA - le leishmaniosi sono malattie infettive provocate da alcuni microrganismi protozoi trasmessi all'uomo da alcuni insetti quali i pappataci (Phlebotonus papatasii), detti per questo "vettori". Diffuse sopratutto nei paesi a clima caldo, le leishmaniosi sono di due tipi: viscerale e cutanea. La prima, detta anche kala-azar, si manifesta dopo 2-4 mesi di incubazione con febbre, danno epatico e anemia. Il secondo tipo di leishmaniosi é detta anche "bottone d'oriente", e porta alla comparsa di lesioni della pelle (ulcere) sul viso e sulle braccia, e delle mucose nasali e orali)



L'Etiopia è attraversata dal "Grande Rift" una discontinuità della crosta terrestre rappresentata da una enorme "spaccatura", un sistema di fosse tettoniche che si prolunga per circa 6400 Km, dal Mozambico alla Siria. Il Rift Valley comprende 8 laghi tra cui i principali di Niassa e Tanganica, si divide in due rami di cui uno segue il golfo di Aden e quello occidentale segue il Mar Rosso.



Proprio in funzione delle caratteristiche geomorfologiche, l'Etiopia è percorsa da numerosi corsi d'acqua e costellata di laghi che determinano una notevole presenza d'acqua.
Paradossalmente l'abbondanza d'acqua e le temperature tropicali, contribuiscono alla proliferazione della zanzara malarica e della mosca tsetse, la puntura di quest'ultimo insetto provoca il sonno nell'uomo e trasporta un parassita che puo' essere letale per gli animali domestici senza i quali non e' possibile il sostentamento degli addetti all'agricoltura.
Si assiste quindi ad un fenomeno migratorio verso gli altopiani, dove l'acqua e' più scarsa, e dove si registrano concentrazioni di popolazione la cui richiesta alimentare a volte supera la potenziale produzione agricola delle aree di insediamento.



(Citazione di un caso tratto dal sito Internet di IAEA Organization)



Inquadramento della zona di intervento rispetto al centro abitato di Soddo che dista circa 18 Km ed è collegato con una strada percorribile con mezzi per 10 km.



L'insieme di alcuni villaggi forma la "kebele" che rappresenta l'organizzazione amministrativa locale (comune). I villaggi non sono normalmente collegati da strade carrabili e sono raggiungibili con mezzi fuoristrada.



In questa immagine ed in quella che segue si cerca di rendere l'idea del "lavoro" che comporta il rifornimento idrico.



Attualmente, l'approvvigionamento idrico per l'area interessata dal progetto, avviene alla sorgente di Gamo Goda, e in lunghi periodi dell'anno occorre scavare nella sabbia del greto del fiume per trovare la sorgente. L'acqua non è controllata dal punto di vista igienico ed è condivisa con la fauna locale con l'esposizione alle patologie innanzi accennate.



Il progetto prevede l'utilizzo delle sorgenti di Gamo Goda e Bisare per il rifornimento idrico di 7 Kebele.
L'area si trova a circa 18 Km dalla città di Sodo, collegata da una strada, asfaltata per soli 10 Km, ad una altitudine che varia tra i 1.600 ed i 2.000 metri di quota.
L'obiettivo è quello di fornire acqua potabile a circa 16.500 persone.
Occorre a questo punto richiamare l'attenzione alle modalità pratico-costruttive dell'opera.
Innanzitutto deve essere diffusa e recepita nella popolazione la convinzione della necessità dell'opera, vincendo resistenze di tipo culturale impensabili nella nostra realtà quotidiana e resistenze legate a "interessi economici" che male accolgono interventi effettuati da Associazioni senza scopo di lucro.
Occorre innanzitutto far comprendere alle persone l'importanza dell'uso dell'acqua pulita in quanto non collegano le cause delle malattie con l'acqua che usano.
Si devono organizzare incontri fra le popolazioni delle Kebele per mobilitare le comunità affinché partecipino attivamente alle fasi di costruzione. Detta partecipazione gioca un ruolo chiave per la futura sostenibilità del progetto in quanto le comunità interessate sono chiamate a partecipare sia con prestazioni d'opera non retribuite che con il contributo di piccole somme destinate alla realizzazione del progetto.
Questo tipo di approccio crea un senso di proprietà dell'impianto da parte degli utilizzatori che li spingerà a prendersi cura della manutenzione e conservazione degli stessi.
Si deve inoltre rilevare una diffidenza nell'accettare questo tipo di attività da parte di Organizzazioni "on lus" in quanto sono viste in concorrenza con altre analoghe attività retribuite promosse da Agenzie di Sviluppo e dallo stesso Governo.
Le Autorità locali, altre OnG (Organizzazioni non Governative) e i rappresentanti del governo regionale, devono quindi essere coinvolti nella programmazione e nella ricerca di soluzioni comuni.
L'opera sarà realizzata con forze locali e con mezzi rudimentali e inadeguati; non si deve pensare all'affidamento dell'opera ad una impresa organizzata con uomini, macchinari e tecnologie.
Conseguentemente anche il progetto deve prevedere manufatti "costruttivamente semplici" e materiali facilmente reperibili e richiedenti una facile gestione e manutenzione.



L'INTERVENTO SI ARTICOLA IN TRE FASI:

La costruzione dell'acquedotto prevede 12.000 m di condotte, 3 serbatoi da 50 mc di capacita', 1 gruppo di generazione, 3 camere di raccolta, 4 strutture di protezione alle sorgive, 12 punti di distribuzione, 5 abbeveratoi, 5 lavatoi.



IL PROGETTO E' DIMENSIONATO PER UN CONSUMO D'ACQUA PRO CAPITE DI 15 litri/giorno (si consideri che in Romagna il consumo medio pro capite è di 300 l/g)
IL DIMENSIONAMENTO DELL'ACQUEDOTTO E' CONSIDERATO IN PROIEZIONE QUINDICENNALE CALCOLATO SULLA BASE DEL PRESUNTO AUMENTO DEMOGRAFICO (stimato relativamente all'area di intervento)
Si evidenziano nello schema i serbatoi di accumulo e la centrale di pompaggio oltre alla modesta dimensione dei diametri delle condotte (le maggiori sono di 10 centimetri); tanto per dare un termine di paragone le condotte dell'acquedotto della Romagna vanno da 140 centimetri ad un minimo di 25 centimetri nei punti terminali.
Da una informazione ricevuta dal Comitato per la Lotta Contro la Fame nel Mondo, nel corso della realizzazione delle opere è stata rinvenuta una scaturigine ad una quota che consentirà di eliminare una stazione di sollevamento.



Questa diapositiva rappresenta la semplicità impiantistica di opere già realizzate in altre realtà dell'Etiopia che, nell'ambito in cui sono collocate, determinano la sicurezza igienica della risorsa, la disponibilità della stessa almeno per le necessità vitali e rappresentano una economia delle forze lavoro che oggi, per l'approvvigionamento, dedicano mediamente 3-4 ore al giorno per ogni nucleo familiare.



Nell'immagine fornita dal Comitato di Forlì si può osservare il territorio del Volayta in cui viene realizzato il progetto.



I questa immagine, sempre fornita dal Comitato di Forlì, è rappresentato un punto di distribuzione, in avanzato stato di costruzione.



Per l'organizzazione della gestione degli impianti, i coordinatori del progetto promuovono la costituzione di Comitati dell'Acqua cui è affidata la manutenzione degli impianti.
La formazione dei Comitati avviene elettivamente per ogni Kebele (in questo caso 3) e sono costituiti ognuno da cinque membri, (di cui almeno due donne) e due manutentori che verranno istruiti circa le operazioni di manutenzione ordinaria.

IL COMPLETAMENTO DELLE FASI 1+2 E' PREVISTO ENTRO IL 2007